L’accessibilità digitale tra illusioni e obblighi normativi.
Gli accessibility overlay sono plugin che promettono di rendere i siti accessibili “con un click”. Ma come evidenziato e confermato dalle autorità USA, si tratta spesso di false promesse: nel gennaio 2025 la Federal Trade Commission (FTC) ha accusato accessiBe di pubblicità ingannevole, in quanto sosteneva che il suo accessWidget potesse rendere pienamente conformi alle WCAG 2.1 le pagine con pochissimo codice. Il caso è stato chiuso con una sanzione monetaria di 1 milione di dollari, inclusa nell’ordine approvato il 22 aprile 2025 (gli overlay accessibilità non sono conformi alle WCAG).
L’indagine ha rilevato che gli overlay del tipo accessWidget fallivano nel rendere conformi elementi essenziali come menu, titoli, immagini e tabelle, generando barriere anziché risolverle.
La visione europea: overlay insufficienti
La Commissione Europea, sul portale Shaping Europe’s Digital Future, afferma chiaramente che gli overlay non sono soluzioni appropriate per garantire la conformità alla norma armonizzata EN 301 549 v3.2.1, che si basa sulle WCAG 2.1 AA
Analogamente, INVAT sottolinea che in Italia, le normative vigenti — la Legge Stanca, il D.Lgs. 106/2018, e la recente entrata in vigore dell’European Accessibility Act (EAA) — impongono interventi strutturali di accessibilità, non soluzioni superficiali.
La normativa italiana e l’European Accessibility Act
Dal 28 giugno 2025, l’EAA (Direttiva UE 2019/882) ha reso obbligatoria l’accessibilità digitale per un’ampia gamma di servizi e prodotti digitali: e-commerce, applicazioni, dispositivi, servizi pubblici e privati che operano con il pubblico. L’Italia ha recepito la direttiva, rendendo l’accessibilità un obbligo anche per il settore privato.
La normativa prevede inoltre:
- accessibilità by design e by default (integrata fin dall’origine);
- monitoraggio, trasparenza e sanzioni concrete in caso di non conformità.
Gli overlay accessibilità non sono conformi alle WCAG, non intervenendo sul codice sorgente né sulla struttura semantica dei contenuti, non soddisfano questi requisiti.
Limiti tecnici e rischi pratici degli overlay
Secondo varie fonti autorevoli, gli overlay:
- coprono al massimo il 30% dei criteri WCAG;
- possono interferire con tecnologie assistive come screen reader o controllo vocale;
- creano un falso senso di conformità, riducendo l’impegno verso interventi sostanziali;
- possono esporre dati sensibili degli utenti disabili a terze parti senza adeguata privacy policy;
- non rispondono a bisogni complessi (cognitivi, uditivi, motori), che richiedono soluzioni su misura.
Un approccio autentico all’accessibilità
Per una maggiore efficacia e compliance, le organizzazioni devono adottare un modello strutturale e umano:
- Progettazione inclusiva sin dalla fase di sviluppo: semantica HTML, navigabilità da tastiera, alt-text chiari, gerarchia dei contenuti;
- Test con utenti reali, con disabilità diverse, per rilevare barriere invisibili agli strumenti automatici;
- Formazione continua del personale su WCAG e design responsabile;
- Monitoraggio e aggiornamenti regolari, con documentazione trasparente;
- Dichiarazione di accessibilità pubblica e verificabile.
Quindi? L’accessibilità è una responsabilità, non una scorciatoia
Il caso AccessiBe, la posizione netta della Commissione Europea e l’impostazione rigorosa del European Accessibility Act evidenziano una verità inequivocabile:
- Non basarsi su overlay, perché non garantiscono conformità;
- Non fidarsi del marketing automatizzato, specialmente basato su IA non dimostrata;
- Adottare soluzioni strutturali, inclusive e sostenibili nel tempo.
L’accessibilità è un diritto e una responsabilità etica. È una sfida culturale, tecnica e organizzativa che richiede impegno reale. Solo così il digitale diventa davvero inclusivo per tutti.